Il Belem, dalla nave scuola al patrimonio storico

Dopo la sua trasformazione in uno yacht di lusso, è stato acquistato per diventare una nave da addestramento e formare i futuri professionisti del mondo marittimo, prima di essere venduto ai francesi.

Nel 1951, Vittorio Cini, potente capitano d'industria italiano, acquistò Fantôme II dagli eredi di Arthur Ernest Guiness per trasformarla in una nave scuola. Nello stesso anno, il finanziere italiano, che era anche conte di Monselice, acquistò l'isola di San Giorgo Maggiore, di fronte alla riva di Piazza San Marco (Venezia) e creò la Fondazione Cini, un centro d'arte e cultura di fama internazionale, nonché un centro di formazione dei giovani alla vita marittima. Questa fondazione vuole onorare la memoria del figlio Giorgio, morto in un incidente aereo nel 1949.

La Belem, ora di proprietà di Vittorio Cini, era destinata a diventare una nave scuola per il Centro Marinaro, un centro di formazione per le professioni della marina mercantile (meccanici, radiotelegrafisti, ecc.) e per l'Istituto Scilla, che accoglie gli orfani dei marittimi. In seguito fu ribattezzata Giorgio Cini, perse il suo grande faro e fu trasformata in un barchino. Gli interni furono completamente ristrutturati per ospitare il maggior numero possibile di studenti. I lussuosi compartimenti del "steerage" (grande salone e cabine private) furono rimossi e sostituiti da una grande sala comune dai molteplici usi. Era utilizzata come dormitorio, mensa e sala studio. Intorno alla scala principale, le cabine furono ristrutturate per fornire più posti letto, mentre la prua ospita ora i lavabi e i servizi igienici. Sotto la poppa, solo gli alloggi degli ufficiali, del medico e del cappellano hanno mantenuto le caratteristiche del periodo inglese.

Ogni estate, la Giorgio Cini effettua crociere d'istruzione della durata di un mese, accogliendo tra i 60 e gli 80 studenti in ognuno dei suoi tre viaggi. Gli studenti sono scelti tra i più meritevoli dei 18 istituti professionali navali italiani, compresi gli orfani dell'Istituto Scilla. Ogni estate, più di 250 studenti si imbarcano per 5.000 o 6.000 miglia nautiche.

La vita a bordo è regolata e segue un programma rigoroso. La mattina è dedicata all'istruzione pratica e teorica, a seconda della specialità di ogni studente (capitano, meccanico, radiofonista, elettricista, ecc.). Nel pomeriggio, quando la barca è in mare, ci si riposa. Infine, la sera, dopo cena, tutti gli studenti si riuniscono sul ponte per recitare la Preghiera del Marinaio.

La Giogio Cini non è solo una nave scuola per la città di Venezia, che la vede come incarnazione della rinascita della tradizione navale, della città e della sua potenza. Ogni arrivo e partenza in laguna è stato celebrato con grande pompa e cerimonia, e vi hanno partecipato anche i VIP, tra cui il Presidente della Repubblica Italiana nel 1958.

Bloccato perché troppo vecchio

Nell'estate del 1967, dopo un'ultima crociera, la nave da addestramento fu messa in disarmo, ritenuta troppo vecchia per soddisfare i requisiti della moderna formazione navale, e rimase attraccata sull'isola di San Giorgio Maggiore fino al 1972.

In quell'anno, l'Arma dei Carabinieri volle occuparsi del restauro della Giorgo Cini, per trasformarla in una prestigiosa nave scuola. I lavori furono affidati al CNOMV - Cantieri Navali ed Officine Mecchaniche di Venezia âeuros, che eseguì un lungo lavoro per riportare la nave alla sua livrea originale di barcaccia a tre alberi. Dato l'elevato costo dei lavori, i carabinieri non poterono fare altro che lasciare l'imbarcazione al cantiere navale come risarcimento, che la mise in vendita.

Credito: flickr.com/photos/jonathanv190/

Riacquisto francese

Nel 1978, il Giorgio Cini attirò diversi investitori stranieri, non ultimi i francesi. Il dottor Luc-Olivier Gosse, un vecchio appassionato di sartiame, aveva scoperto le origini nantesi della barca e voleva che tornasse in patria. Nell'aprile 1978, la goletta a tre alberi fu venduta ai suoi nuovi mecenati francesi, la Caisse d'Epargne, e lasciò Venezia il 15 agosto 1979, nonostante una forte mobilitazione dei residenti locali.

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