Skipper ufficiali del team Macif Course au large, sulle orme di skipper famosi come François Gabart, Yohann Richomme e Charlie Dalin, Loïs Berrehar e Erwan Le Draoulec gareggiano con i colori dell'assicuratore sul circuito del Figaro. I giovani velisti, di 29 e 26 anni, esprimono la loro visione di questa classe, i loro obiettivi e gli sviluppi delle regate oceaniche.
Perché seguire il corso Figaro?
Loïs Berrehar : Questo è l'unico vero monotipo nelle regate oceaniche. Limita il budget e gli sviluppi tecnici. È il marinaio che fa la differenza e noi cerchiamo sempre di migliorare. Il fatto che ci sia un rinnovamento nella classe, con l'inizio del prossimo Solitario senza vincitori, è un'occasione unica per essere la prossima generazione di vincitori del Figaro che ci ha fatto sognare.
Erwan Le Draoulec : C'è un livello pazzesco. Così, quando si arriva su un supporto diverso, tutto è più facile. È la Math Sup / Math Spé della vela. Non sempre si è i primi della classe, ma si impara molto, con un livello migliore di quello dei bravi di altre classi.

Qual è lo scopo di eventi a due mani, come il Trofeo Banque Populaire Grand Ouest che ha appena vinto?
Erwan Le Draoulec : Prima della regata a due mani, si trattava principalmente di lunghe virate e di navigazione d'altura come nella Transat. Era come una grande gamba di Figaro, ma a due mani. È una gara molto bella.
Loïs Berrehar : A Macif siamo molto uniti e in genere facciamo regate a due mani insieme. Spesso, quando si è stanchi e si naviga da soli, si smette di pensare. Qui, in due, c'è molto da discutere, con le correnti, il meteo...
E dopo il Figaro, cosa vorresti?
Loïs Berrehar : Il sogno supremo di ogni regatante oceanico è il Vendée Globe. Ma per partire con barche competitive ed essere in testa, è molto complesso e serve un grosso budget, ma ci sono altre classi molto interessanti. La Classe 40 è interessante nei monoscafi. L'Ocean Fifty, se siete interessati ai multiscafi, è ottimo e molto più economico. Stiamo lavorando a un progetto.

Guardando al futuro, come vede il concetto di ambiente e sostenibilità nelle regate oceaniche?
Loïs Berrehar : Il Figaro non è poi così male. Limitiamo le vele impostate. Quando lo si cambia, se lo si paragona allo sport motoristico, dato che il vento è il carburante, è come cambiare solo i pneumatici. Non c'è carburante.
Poi, nel monotipo, la costruzione non è così costosa e d'altra parte, navigando, siamo testimoni di molte cose. Sta a noi condividerli.
Erwan Le Draoulec : Nella competizione c'è sempre uno sviluppo, ma si può comunque essere prudenti. Il design unico potrebbe essere il luogo in cui sviluppare le cose. Chissà, forse il Figaro 4 sarà una barca di lino.