Tre semplici parole in bianco e grigio su sfondo nero, con una tipografia che ricorda quella del giornale.
Migliaia di persone hanno preso questa immagine e ne hanno fatto la loro immagine di profilo sui social network. Anche istituzioni come l'Ambasciata degli Stati Uniti in Francia o l'Opera di Parigi hanno messo questo logo sui loro siti web.
E durante le manifestazioni di sostegno organizzate in tutta la Francia, sono presenti i cartelli "I am Charlie". Diversi quotidiani regionali e nazionali ne hanno tratto ispirazione per i titoli del giovedì.
Lo slogan si è diffuso a macchia d'olio in mille modi: sulla segnaletica elettronica delle autostrade francesi, sui treni e sui display della SNCF e sulle pubblicità di JCDecaux.
"Sono Charlie" appare anche in tutto il mondo. La si può vedere disegnata su una spiaggia indiana, in lettere gigantesche a Berlino al vertice del più grande gruppo giornalistico German Frers Axel Springer Verlag, o sulle insegne luminose del famoso quartiere di Times Square a New York.
L'immagine viene persino ripresa da Charlie Settimanale e' stato lui stesso. Il sito è ora ridotto a questo slogan, disponibile in diverse lingue, prima con la versione araba.
Ma chi c'è dietro questo simbolo?
Ed è senza volerlo, che Valérie Nataf, giornalista di TF1, fa uscire l'autore di questo emblema: Joachim Roncin. Ha twittato mercoledì "Non so chi l'ha inventato, ma per me va bene. Sono Charlie." e Joachim Roncin gli risponde "Vnataf ho fatto questo film perche' non ho parole."
Joachim Roncin è direttore artistico e giornalista della rivista femminile Stylist. Meno di un'ora e mezza dopo l'attacco, alle 12:52 pm, ha pubblicato questo logo sul suo account Twitter @joachimroncin.
- joachim (@joachimroncin) 7 gennaio 2015
Ha confidato all'AFP "E' molto strano quello che sta succedendo, mi sfugge del tutto." Divenne "una sorta di rappresentante della paura". "Non avevo molte parole per esprimere tutto il mio dolore e mi è venuta l'idea di fare I'm Charlie .
L'idea gli è venuta dal libro del gioco Dov'è Charlie? Dov'è Charlie? in cui gioca molto con il figlio e il cui obiettivo è quello di trovare il disegno del personaggio della lunetta in illustrazioni complesse.
"Quello che intendevo dire era che è come se qualcuno mi avesse toccato, mi sento un bersaglio personale, mi uccide, cosa.
Da allora, è stato sollecitato dagli utenti di Internet che lo ringraziano per questa idea, che riassume così bene la sensazione generale. I tweetos gli chiedono anche il permesso di utilizzare questo logo e, "sì, certo", ma lui specifica:
Il messaggio e l'immagine sono liberi da qualsiasi uso, ma mi pentirei di qualsiasi uso commerciale. #Jesuischarlie. #Jesuischarlie. #
- joachim (@joachimroncin) 8 gennaio 2015
Charlie è anche in mare
E anche il mondo del mare esprime lo stupore e il rifiuto di questa violenza. Molti professionisti hanno cambiato la loro immagine di profilo per visualizzare queste tre parole, come la pagina Facebook della goletta scientifica Tara :
O il surfista polinesiano, Michel Bourez, che ha postato "Je suis Charlie" versione tahitiana
E il team franco-cinese Dongfeng Race Team, anche se attualmente partecipa alla Volvo Ocean Race (e in testa), ha dato questo messaggio. Lo skipper Charles Caudrelier e i marinai Thomas Rouxel e Éric Peron hanno postato su Facebook dal Mar Arabico:
//Joachim Roncin ha reso disponibile una versione ad alta definizione ( scaricabile qui ) di questo simbolo semplice e significativo, un simbolo che parla tutte le lingue.