Marc Pointud, presidente della società nazionale per il patrimonio di fari e fari, partirà in ottobre e novembre per trascorrere 60 giorni nel faro di Tévennec. Questo progetto, intitolato "Lumière sur Tévennec", è sia un'iniziativa personale, come avrete scoperto nella nostra intervista con Marc Pointud, presidente della società nazionale per il patrimonio di fari e fari, ma anche un'operazione mediatica per mettere in guardia sul futuro dei fari e dei fari, patrimonio culturale francese.
Allora perché questa copertura mediatica?
Si tratta di un'operazione straordinaria e unica nel suo genere. Nessuno è stato sul faro per 105 anni e nessuno è stato sui fari in mare per 25 anni. Gli ultimi a farlo sono stati i guardiani del faro, ma era il loro lavoro. Non e' mio. Lo faccio perché sono interessato, ma anche perché contribuisce a sottolineare la necessità di salvare il patrimonio di fari in mare. Lo scopo di questa copertura mediatica è anche quello di trovare mecenati e sponsor sull'operazione, perché non abbiamo alcun sostegno da parte dello Stato, delle regioni o delle istituzioni per il restauro.
L'associazione cerca da 12 anni di preservare il patrimonio dei fari. Lo Stato ci ha dato il permesso di andare a Tévennec. Salvando Tévennec, ci sarà permesso di salvare un altro faro. Tévennec è un punto di partenza, un laboratorio di prova. E' un progetto difficile e pesante, abbiamo diversi anni per farlo. Ci sono voluti diversi anni allo Stato per costruirlo, 17 anni per l'ArMen, quindi immaginate noi, con i nostri mezzi. Per questo ci serve un patrono.
Per finanziare Tévennec sono necessari circa 300.000 euro, ma si tratta di una donazione che può essere esentasse in quanto è nell'interesse generale. L'azienda può prelevare il 60% dell'importo indicato. Ma non si tratta solo di soldi. Ciò che vogliamo è che il lavoro sia fatto. Se ci viene offerto di fare un po' di lavoro gratuitamente o di rifare il tetto, va bene! Voglio solo che Tévennec venga riportato al suo stato originale.