Antivegetativa: la storia di un male necessario per gli scafi delle imbarcazioni

© Maxime Leriche

Da quando l'uomo naviga, lotta contro un nemico invisibile ma formidabile: la vita marina che si aggrappa agli scafi. Alghe, crostacei, cirripedi... Questi organismi rallentano le navi, ne aumentano il consumo e alla fine danneggiano la struttura. Le antivegetative sono state sviluppate per combattere questo fenomeno. Uno sguardo indietro ad un'avventura tecnica, chimica ed ecologica.

Dalle conchiglie di rame alla chimica moderna

Fin dall'antichità i marinai hanno osservato il fouling, l'incrostazione biologica degli scafi. Già gli Egizi utilizzavano oli o cera per rallentare questo fenomeno. Ma è nel XVIII secolo che le cose prendono piede: la Royal Navy inizia a rivestire gli scafi delle sue navi in legno con lastre di rame, un metallo naturalmente tossico per gli organismi marini.

La protection en cuivre du Cutty Shark
Protezione in rame per il Cutty Shark

Fu un grande successo navale: le imbarcazioni placcate in rame erano più veloci e duravano di più. Ma il metallo era costoso e difficile da mantenere.

Con l'avvento delle imbarcazioni metalliche nel XIX secolo, gli ingegneri cercarono vernici contenenti rame o piombo per riprodurre l'effetto. Il termine "antivegetativa" entrò nel linguaggio marittimo.

La prima vernice antivegetativa moderna è generalmente attribuita all'azienda britannica Williamson, Foster and Co, che a metà del XIX secolo sviluppò una vernice a base di rame con il nome commerciale di "Zinc and Copper Paint". Tuttavia, è un'altra azienda inglese, J. W. Barry & Sons, a essere spesso citata come uno dei primi veri produttori industriali di antivegetative, a partire dagli anni 1860-1870.

Ma la vera rivoluzione avvenne con International Paint, fondata nel 1881 a Newcastle (Regno Unito), che divenne uno dei pionieri indiscussi del settore. International Paint (oggi filiale di AkzoNobel) ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella distribuzione mondiale di vernici antivegetative, in particolare con formule a base di ossido di rame.

Quindi, se cercate il nome di un'azienda pioniera dell'antivegetativa industriale come la conosciamo oggi, International Paint è il più emblematico.

Il boom delle vernici biocide nel XX secolo

Nel XX secolo, l'industria chimica entrò in scena. Alle vernici antivegetative furono aggiunti potenti biocidi (rame, arsenico, mercurio e, più tardi, TBT âeuros tributylétain). Questi prodotti impediscono a larve di molluschi, alghe e organismi marini di insediarsi. Le prestazioni sono eccellenti e sia le navi da carico che le barche a vela stanno adottando in massa questo tipo di rivestimento.

Ma si profila un problema: queste sostanze avvelenano gli ecosistemi marini a lungo termine. Il TBT, ad esempio, ha causato mutazioni nei crostacei ed è stato trovato ovunque nei sedimenti marini.

Crisi ecologica e cambiamento normativo

A partire dagli anni '90 si sono moltiplicati gli allarmi ecologici. Nel 2008, l'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha vietato l'uso di antivegetative al TBT su tutte le navi. L'industria si è quindi orientata verso formulazioni più "blande", spesso a base di rame (di nuovo) o di sostanze organiche meno persistenti.

La ricerca si sta intensificando per trovare alternative: coperture per lo scafo, protezioni tessili, rivestimenti non tossici, vernici con effetto superficie scivolosa e tecnologie biomimetiche ispirate alla pelle degli squali.

Oggi: un compromesso tra efficienza e ambiente

Oggi l'antivegetativa è un must per tutte le imbarcazioni, da quelle da diporto a quelle commerciali. Ne esistono di diversi tipi: a matrice dura, autolucidanti, erodibili... Ognuna con i propri vantaggi e limiti.

Ma la questione ambientale è più che mai al centro del dibattito. Alcuni porti vietano il carenaggio all'aperto, i cantieri navali devono raccogliere i rifiuti e sempre più diportisti si chiedono: possiamo navigare in modo pulito senza inquinare?

E domani?

Tra normative più severe e innovazioni tecnologiche, l'antivegetativa di domani potrebbe non essere più una vernice, ma una pellicola adesiva, uno scafo autopulente, una copertura o un sistema di micro-vibrazione che impedisce agli organismi di attecchire.

L'antivegetativa è quindi molto più di una bomboletta di vernice da applicare ogni stagione: è una battaglia a lungo termine tra l'uomo, il mare... e la natura, che vuole reclamare il suo posto.

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