Venti katabatici: capire i rischi per la navigazione

© Samuel Blanc

Spesso sottovalutato, il vento catabatico può rappresentare una seria minaccia per i naviganti. Questo fenomeno, che genera potenti raffiche scendendo dalle montagne, merita di essere compreso per poter essere meglio compreso in mare.

Il vento katabatico è un fenomeno meteorologico spesso poco conosciuto, ma che può rappresentare un grave pericolo per i velisti. Questo vento di discesa, che generalmente si forma quando una massa d'aria raffreddata diventa più densa di quella circostante, si precipita verso il basso fondale, accelerando il suo movimento ad alta velocità. Sebbene questo fenomeno si verifichi più spesso nelle regioni montuose o polari, può verificarsi su qualsiasi terreno in presenza di condizioni favorevoli. Ecco alcune spiegazioni che vi aiuteranno a capire meglio questo fenomeno e ad anticiparlo durante la navigazione.

Il meccanismo del vento katabatico

I venti katabatici si verificano quando una massa d'aria, raffreddata dalla radiazione o dal contatto con una superficie fredda (come un ghiacciaio o una montagna), diventa più densa dell'aria circostante. Questo raffreddamento crea uno squilibrio termico, dando luogo a un downdraft. Questo fenomeno è spesso associato a un'inversione di temperatura in cui l'aria più fredda rimane intrappolata vicino al suolo, mentre l'aria più calda si trova più in alto. Il vento katabatico scende lungo il pendio sotto l'effetto della gravità e la velocità del vento può raggiungere valori estremi, superando i 200 km/h in alcune condizioni, come in Antartide o nell'Artico.

Le polinee, zone libere dai ghiacci nell'Artico e nell'Antartico, si formano principalmente a causa dei venti catabatici che soffiano dal continente verso il mare, eliminando il ghiaccio dalla costa.

Photo de polynie créée par un vent catabatique en Antarctique © Samuel Blanc
Foto di un polynya creato da un vento catabatico in Antartide © Samuel Blanc

Questi spazi aperti nel pack ice non solo costituiscono un habitat fondamentale per la fauna marina, ma hanno anche attratto gli esploratori fin dal XIX secolo, che li hanno utilizzati come vie di accesso per le spedizioni polari. Esploratori come il norvegese Fridtjof Nansen, che effettuò la prima deriva artica a bordo del Fram nel 1893, approfittarono delle polinie per sfuggire allo spessore dei ghiacci e continuare le loro missioni. Questo fenomeno offre un'opportunità di navigazione in queste regioni remote, anche se le aree rimangono pericolose e inaccessibili.

Un chemin dans les glaces s'ouvre devant le Fram, mai 1896
Un sentiero tra i ghiacci si apre davanti alla Fram, maggio 1896

Oggi queste stesse rotte sono ancora utilizzate dai moderni navigatori che, grazie ai progressi tecnologici e alla conoscenza dei fenomeni polari, continuano ad avventurarsi in queste aree remote.

Expédition polaire à bord du voilier Northabout
Spedizione polare a bordo della barca a vela Northabout
Expédition à bord du voilier Tara en Arctique © A. DeniaudTara Expeditions
Spedizione a bordo del veliero Tara nell'Artico © A. DeniaudTara Expeditions

Condizioni favorevoli alla formazione dei venti catabatici

Due tipi di raffreddamento possono generare un vento katabatico:

  • Raffreddamento radiativo: si verifica di notte, quando la superficie della terra o delle montagne perde calore per irraggiamento, raffreddando l'aria appena sopra.

  • Raffreddamento per contatto: questo processo si verifica quando l'aria passa su una superficie ghiacciata o molto fredda e ne assume la temperatura.

Affinché il vento catabatico si inneschi, è necessario che vi sia un'inversione termica, una bassa pressione atmosferica a valle e una pendenza sufficiente a far scendere rapidamente l'aria.

Gli effetti del vento katabatico sulla navigazione

Le conseguenze per i diportisti possono essere drammatiche. Quando un vento katabatico soffia su uno specchio d'acqua, può rendere la navigazione estremamente difficile e pericolosa. Ecco alcuni degli effetti principali:

  • Accelerazione improvvisa del vento: un vento katabatico può passare dalla calma piatta a raffiche violente in pochi istanti.

  • Onde imprevedibili: le raffiche di vento, talvolta combinate con condizioni di subsidenza locale, possono generare onde molto irregolari che possono disturbare lo sbandamento degli yacht.

  • Nebbia e visibilità ridotta: quando l'aria si raffredda, la condensa può formare dense nebbie che limitano la visibilità, rendendo la navigazione ancora più rischiosa.

I diportisti devono quindi prestare particolare attenzione quando navigano nelle zone di montagna.

Esempi di venti catabatici

  • Le Piteraq

Uno dei venti katabatici più noti è il piteraq, che soffia regolarmente al largo della costa orientale della Groenlandia. Questo vento estremamente violento soffia generalmente a una velocità compresa tra 50 e 80 m/s, ovvero tra 180 e 288 km/h circa. Il piteraq si verifica soprattutto tra l'autunno e l'inverno, quando la calotta glaciale della Groenlandia raffredda l'aria sopra di essa, facendo scendere un vento potente. Questo fenomeno è particolarmente temuto dagli abitanti della città di Tasiilaq, situata in una stretta valle. Il piteraq è in grado di causare ingenti danni materiali e di creare scompiglio nella campagna circostante. Nel febbraio del 1970, un piteraq particolarmente estremo colpì Tasiilaq con raffiche di vento stimate a 325 km/h, superando di gran lunga la potenza di un uragano di categoria 5. Da allora, le autorità danesi hanno emesso speciali avvisi meteorologici per mettere in guardia la popolazione da questo pericoloso fenomeno.

Dégâts sur un bateau causés par le Piteraq © Thomas Kristensen Taasilaq
Danni a una barca causati dal Piteraq © Thomas Kristensen Taasilaq
Dégâts sur des bateaux causés par le Piteraq © Thomas Kristensen Taasilaq
Danni alle imbarcazioni causati dal Piteraq © Thomas Kristensen Taasilaq
  • Le Williwaw

Il williwaw è un altro vento katabatico particolarmente violento che soffia in alcune regioni costiere del globo, in particolare in Patagonia. Il termine "williwaw" ha origine nelle lingue amerindie e fu usato per la prima volta per descrivere le violente raffiche nello Stretto di Magellano, particolarmente temute durante l'inverno. La sua fama si è diffusa in altre parti del mondo dove si verificano venti simili, come i fiordi dell'Alaska e le montagne che costeggiano il Prince William Sound.

Vue du glacier Columbia depuis la baie de Prince William Sound
Vista del ghiacciaio Columbia dal Prince William Sound

Come i piteraq della Groenlandia, i williwaw appaiono all'improvviso e sono difficili da prevedere, anche per i meteorologi più esperti. Questa imprevedibilità li rende particolarmente temuti dai naviganti di queste regioni.

Nel 1960, il nome "Williwaw" fu dato a un aliscafo innovativo per l'epoca: un trimarano di 9 metri progettato da David Keiper che raggiungeva una velocità di oltre 20 nodi.

''Williwaw'', un nom aussi donné à l'hydroptère de David Keiper
williwaw'', nome dato anche all'aliscafo di David Keiper

Sebbene meno estremo del piteraq o del williwaw, il maestrale è anche un famoso vento catabatico. Questo vento freddo e secco si forma quando l'aria del nord Italia e delle Alpi si raffredda e scende rapidamente verso la valle del Rodano in Francia. Il maestrale è caratterizzato da un'elevata intensità, spesso raggiunge velocità di 40-60 km/h, e può soffiare per diversi giorni.

Questo vento è un fenomeno preoccupante per i velisti del Mediterraneo perché può causare condizioni di mare molto mosso.

Avis de Mistral près de Saint Tropez © Gilles Martin-Raget
Il Mistral vicino a Saint Tropez © Gilles Martin-Raget
  • Le Bora

La bora è un altro esempio di vento catabatico che soffia lungo la costa adriatica. Questo vento è particolarmente intenso quando scende dalle montagne del Quarnero e colpisce la costa croata. La bora può raggiungere una velocità di 100 km/h, e in alcuni casi può arrivare a 150 km/h, causando grandi onde in mare e danni alle zone costiere. Le zone più colpite da questo vento sono le città di Fiume e Spalato, dove la bora può manifestarsi all'improvviso e disturbare le attività acquatiche e terrestri.

Il 9 dicembre 2024, un'impressionante immagine catturata da un satellite Copernicus Sentinel 2 ha rivelato un fenomeno spettacolare sopra il Mare Adriatico, tra la costa dalmata della Croazia e l'isola di Pag. Quel giorno, la Bora ha raggiunto velocità superiori a 100 km/h, intensificando la sua esplosione mentre scendeva dalle montagne lungo la costa croata. In quest'area, le acque poco profonde dell'Adriatico amplificano questi effetti e favoriscono la formazione di schiuma.

Vent catabatique sur la mer Adriatique © Copernicus Sentinel 2
Vento katabatico sul Mare Adriatico © Copernicus Sentinel 2

Suggerimenti per ridurre al minimo i rischi associati ai venti catabatici

  1. Seguire le previsioni meteo: prima di uscire in mare, è fondamentale consultare le previsioni locali e prestare particolare attenzione agli avvisi sulle condizioni termiche e sul rischio di venti violenti. Il Copernico ad esempio, fornisce dati oceanici di alta precisione.

  2. Evitare le aree sensibili nei periodi ad alto rischio: in particolare di notte o all'alba, quando le condizioni sono favorevoli alla formazione di venti katabatici.

  3. Preparare l'imbarcazione a condizioni avverse: assicurarsi che l'imbarcazione sia ben equipaggiata per far fronte a raffiche improvvise. A tal fine, è necessario controllare le sartie e il sartiame, nonché i mezzi per il terzaroli, se necessario.

  4. Navigare in gruppo o avere un mezzo di comunicazione affidabile: in caso di venti katabatici imprevisti, è preferibile essere accompagnati e avere un sistema di comunicazione efficace per avvisare gli altri velisti o chiedere aiuto in caso di problemi.

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