Le attività umane che generano rumore influenzano l'udito, la comunicazione e il movimento degli animali terrestri e acquatici. Ma finora le prove dirette dell'impatto sulla sopravvivenza sono state scarse. Un gruppo internazionale di ricercatori - provenienti da Australia, Canada e Regno Unito - ha esaminato gli effetti del rumore dei motoscafi sulle castagnole e ha studiato le loro prestazioni nei confronti dei loro predatori, gli Pseudochromis fuscus.
Uno studio sulle castagnole
Lo studio dimostra che i pesci esposti all'inquinamento acustico di un motoscafo sono stati catturati più facilmente dai loro predatori. Questa situazione si inverte quando i pesci si trovano nel loro ambiente naturale e non inquinato.
Il rumore del motoscafo li stressa e disturba le loro reazioni al predatore. Le probabilità di soffrire sono più che doppie. Nei test di laboratorio, i pesci "preda" hanno consumato il 20% in più di ossigeno in 30 minuti quando sono stati esposti al rumore dei motoscafi. In mare, i risultati sono stati gli stessi, con un consumo di ossigeno superiore del 33%.
Stress che disturba la vita
Secondo i ricercatori, questo stress confonde la capacità delle prede di rilevare l'arrivo o la presenza del predatore. Il passaggio di una barca a motore vicino ai pesci aumenta del 22% il loro tempo di reazione a un pesce nemico. Pertanto, è sei volte meno probabile che reagiscano all'arrivo del predatore. Questo rumore favorisce il predatore, che ha bisogno del 74% di attacchi in meno per catturare la preda.
Con il rumore del motore di una barca, il tasso di cattura delle castagnole in laboratorio è moltiplicato per 2,9 e per 2,4 in mare.
Le barche a motore aumentano la mortalità dei pesci
Questo rumore avrebbe quindi un impatto diretto e negativo sulle prede, in quanto ne aumenta la mortalità. In luoghi in cui le barche a motore sono molto presenti, come la Grande Barriera Corallina, questo potrebbe influenzare la demografia dei pesci impattati.
Tuttavia, abituarsi al rumore potrebbe rendere più facile per le castagnole affrontarlo? I ricercatori non lo sanno ancora...
