Le Vorlen è innanzitutto un'insenatura, incastonata tra la cappella di Saint-They e la spiaggia della Baie des Trépassés. Ma non è un porto qualsiasi. Isolato sul lato occidentale di Cap Sizun, esposto ai venti occidentali e alla furia dell'Atlantico, accoglie ancora ogni estate alcuni pescatori e diportisti. Perché mantenere un tale rifugio? Cosa rimane delle sue installazioni originali? Chi beneficia ancora di questo ancoraggio stagionale? Queste sono le domande che si pone oggi il Vorlen.
Un rifugio stagionale, prezioso nonostante i suoi limiti
Le Vorlen è unico nella zona di Cap Sizun: è l'unico porto riparato della costa occidentale di fronte all'Isola di Sein e al Raz. Ma la sua esposizione ai venti da ovest a sud-ovest lo rende insicuro in caso di maltempo. Il porto è quindi aperto solo da maggio a settembre, a condizione che si utilizzino barche che possono essere tirate a riva. Il Vorlen non è un luogo adatto all'improvvisazione: bisogna conoscere la zona, manovrare con attenzione e tenere d'occhio le condizioni meteorologiche.

Un edificio sulla scogliera pensato per gli uomini di mare
Le prime strutture furono costruite nel 1892. All'epoca, i pescatori di Cléden costruirono uno scivolo, una rampa, un pontile e una passerella tra le rocce. I costruttori dovettero adattarsi alla topografia restrittiva: gradini scavati nella scogliera, piattaforme rinforzate nel tempo, muri di contenimento in pietrame. Nel 1926, un argano manuale ha reso possibile il traino della barca in caso di mare grosso. Ma la manutenzione è costante. Sono state necessarie diverse riparazioni importanti, in particolare dopo le tempeste del 1950, del 1965 e del 1990.
Un sistema di ormeggio rudimentale ma funzionale
Ogni imbarcazione è dotata di un sistema manuale di "va e vieni", costituito da paranchi e carrucole collegate a un ormeggio in mare. Questo sistema evita che le imbarcazioni vengano lasciate troppo vicine alla costa, dove il moto ondoso potrebbe farle sbattere contro le rocce. Per sbarcare, le imbarcazioni vengono ormeggiate brevemente e poi sollevate utilizzando la rampa di cemento. Questo tipo di ormeggio richiede un grande sforzo fisico. Il porto è raggiungibile solo a piedi, attraverso un sentiero ripido.

Un'attività sull'orlo del collasso, incentrata sui trollers di Le Raz
Oggi il Vorlen ospita ancora una manciata di pescatori professionisti, specializzati nella pesca alla spigola nelle correnti del Raz de Sein. Sono loro a tenere in funzione il porto, poiché la vicinanza delle zone di pesca riduce i tempi di transito. Anche alcuni diportisti utilizzano il sito in estate, ma la mancanza di strutture moderne limita il numero di visitatori. Non c'è acqua, non c'è elettricità e non c'è uno scivolo utilizzabile per i rimorchi. In inverno, il porto è deserto.

Progetti abbandonati, tra utopia e realtà locale
Negli anni '70, un progetto di collegamento veloce tra il Vorlen e l'Ile de Sein avrebbe ridotto il tempo di percorrenza a 20 minuti. Non vide mai la luce. Anche il tentativo di integrarlo nella SNSM è fallito. Il Vorlen rimane quindi un porto locale, creato da e per coloro che lo conoscono. Non si è mai aperto al turismo o allo sviluppo commerciale.

Un patrimonio vivo che testimonia un rapporto diretto con il mare
Più che un semplice luogo di attracco, il Vorlen illustra un antico rapporto con il mare, basato sul pragmatismo e sull'intraprendenza. La leggenda bretone narra che da qui sia partito il Vag nos la nave fantasma che trasporta le anime dei marinai sull'Isola di Sein. O ci si crede o non ci si crede. Quel che è certo è che a Le Vorlen ogni manovra, ogni anello incastonato nella roccia, racconta la storia degli sforzi dell'uomo per sfruttare una costa mai veramente addomesticata.